Prendi al volo: cosa significa questa espressione?

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Prendi al volo: cosa significa questa espressione?

Le origini dell’espressione “prendere al volo” ci trasportano nella Francia rurale del XVII secolo. Questo viaggio nel tempo fa luce sull’uso della frase per descrivere il comportamento di una persona suscettibile e facilmente trasportabile. Il significato un tempo dato alla parola mosca in campagna spiega perché l’insetto oggi ha un “effetto manzo” in molte espressioni francesi.

Cosa significa l’espressione “prendere al volo”?

Letteralmente, “prendere la mosca” significa essere morso da una mosca simile a un tafano. Esempio: “Oggi i buoi hanno preso la mosca nel prato di Buffier… hanno portato via la falciatrice e l’hanno mezza demolita…” (Ernest Pérochon, Les Gardiennes, 1924). In senso figurato, la formula derivata dal linguaggio colloquiale esprime il fatto di essere offesi per piccole cose, come illustra la seguente citazione: “Non volevamo offenderti e sbaglieresti a prenderti al volo” (Louis Forton, I piedi di nichel in America, 1927). Idiotismo significa anche arrabbiarsi all’improvviso per una cosa banale, arrabbiarsi all’improvviso con un pretesto banale, lasciarsi trasportare per un motivo futile, arrabbiarsi facilmente senza motivo apparente, arrabbiarsi per una causa di poca importanza. . In generale, l’espressione implica una sproporzione tra reazione e movente, come evidenziato dai seguenti 3 estratti:

  • “…Avendo poco ingegno, non discerneva toni e caratteri, e spesso prendeva il volo sul nulla.” (Jean-Jacques Rousseau, Confessioni, 1782);
  • “Devi imbrogliare finemente senza che prenda il volo.” (Jean-Paul Le Tarare, Io nano, 1938);
  • “Ecco fatto, prendi la mosca! – Non mi sto offendendo, signor Frédéric, sto cercando di spiegarle. (Daniel Boulanger, Il Cammino dei Caracoles, 1966).
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Perché una mosca e non un altro insetto?

Nella nostra espressione il verbo “prendere” assume il significato di “subire l’effetto di qualcosa”, di “sentire”, come nelle formule “prendere freddo” o “avere paura”. Per comprendere appieno la genesi dell’espressione, dobbiamo prima guardare all’uso della parola “volare” nel Medioevo. A quel tempo, il termine si riferiva a tutti i tipi di insetti (volanti o terrestri), come la mosca del bue (il tafano), la mosca del miele (l’ape), la mosca canina (la zecca) o ancora, la mosca cornuta ( il coleottero). Conoscere il contesto del suo utilizzo permette di spiegare il significato dato alla frase verbale che descriveremo in dettaglio di seguito.

Perché “prendere al volo” significa arrabbiarsi?

Di tutti gli insetti designati con la parola mosca nel XVII secolo, è la “mousche aus oxen”, cioè il tafano, che ci interessa particolarmente. Dovete sapere che questo grosso Dittero, le cui femmine mordono e succhiano il sangue degli animali, è dotato di un pungiglione capace di perforare il cuoio dei bovini. Il dolore improvviso e intenso della puntura scatena una forte reazione nel bestiame che si agita, si impenna, o addirittura scappa al galoppo, come un cavallo! (Anche i cavalli non vengono risparmiati dai tafani). In campagna, questa rabbia improvvisa e inspiegabile ha quindi dato origine all’espressione “prendere la mosca” e ad un’altra altrettanto nota: “Quale mosca l’ha morso?”.

Quanti anni ha l’espressione “prendere al volo”?

Già nel 1350 troviamo la formula “take mouskes” nella raccolta intitolata Poems di Gilles Li Muisis: “mi kien pritent mouskes” (i miei cani si irritano) scriveva allora il monaco benedettino e poeta francese. Nel XV secolo, “che cosa vola?“ (perché si arrabbia?) si può leggere in Le Mistere du Viel Testament, un’opera collettiva iniziata intorno al 1450. La frase, come la conosciamo oggi, è apparsa nel XVII secolo. Nella sua opera Curiosités françoises per supplemento ai dizionari (1640), il linguista Antoine Oudin attribuisce all’espressione “prendere al volo” la definizione di “arrabbiarsi”. Dovete sapere che in quel momento la mosca metaforizzava anche una preoccupazione, un pensiero negativo sorto all’improvviso, come l’effetto di una puntura d’insetto sul bestiame. L’idiotismo fece il suo ingresso ufficiale nella prima edizione del Dizionario dell’Accademia di Francia nel 1694: “Diciamo Prendi al volo, per dire, Fatti pungere, arrabbiarti in modo inappropriato”.

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Quali altre espressioni colpiscono nel segno?

Poiché ha sempre condiviso la nostra vita quotidiana, ci infastidisce quando ci ronza intorno, il dittero è al centro di molte espressioni tra le quali possiamo citare:

  • “Quale mosca l’ha morso?” è l’equivalente di “perché si arrabbia così all’improvviso?”. L’espressione espressa attraverso una domanda si riferisce anche al sussulto provocato da una puntura d’insetto, reazione che somiglia a un gesto di collera;
  • “Colpire” significa colpire il centro di un bersaglio (letteralmente) e impressionare colpendo il bersaglio, in senso figurato;
  • Una “mosca astuta” si riferisce a una persona astuta e arguta;
  • “Non si prendono le mosche con l’aceto” implica che qualcosa si ottiene più facilmente con la dolcezza che con la forza;
  • “Zampe volanti” caratterizzano una scrittura le cui lettere sono piccole e mal formate al punto da renderla illeggibile;
  • La “mosca selvatica” qualifica un individuo convinto della propria importanza, che produce birra inutilmente senza rendere il servizio atteso. Questa famosa formula deriva dalla favola Le coach et la mouche di Jean de La Fontaine.
  • “Ingoiare mosche” evoca l’idea di perdere tempo ad aspettare, di oziare, di oziare;
  • “Fare di una mosca un elefante” descrive l’azione di esagerare un piccolo difetto, di dargli più attenzione di quanto meriti; insomma, per farne un bel formaggio!

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