Moro-sfinge, insetto capace di foraggiare in pieno volo

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Moro-sfinge, insetto capace di foraggiare in pieno volo

Arredata con un tronco prominente, la moro-sfinge è una delle curiosità della natura. Tanto leggera quanto veloce, la falena può muoversi alla sorprendente velocità di 50 km/h. L’insetto ha anche la capacità di foraggiare a metà volo, aiutato da un numero record di battiti d’ala. Close up di farfalle Formula 1.

Moro-sfinge, una falena che vive… di giorno

La moro-sfinge (Macroglossum stellatarum) appartiene all’ordine Lepidoptera e alla famiglia Sphingidae. Sebbene classificato nella categoria delle falene (eterocera), l’insetto è una delle 3 specie di questo gruppo che adotta abitudini diurne. Deve il suo paragone alla sfinge per la postura sollevata assunta dal suo bruco a riposo, che ricorda la forma della leggendaria creatura egiziana. Oltre alla moro-sfinge, le vengono attribuiti una trentina di nomi come sfinge colibrì, sfinge passero, sfinge coda d’anatra, sfinge quaglia latte… Questa farfalla misura tra 4 e 5 cm di apertura alare e pesa meno di 1 g.

Le particolarità morfologiche della moro-sfinge

La moro-sfinge ha un corpo tozzo, peloso, di colore grigio-marrone, con il lato dell’addome nero maculato di bianco. Il suo torace largo e più scuro termina in una specie di coda bianca e nera. Le sue ali posteriori assumono una tinta giallo-arancio e sono bordate da un bordo più scuro sul bordo esterno. Le falene si distinguono dalle loro controparti diurne per:

  • antenne simili a piume;
  • La disposizione delle ali, piatte lungo il corpo;
  • Un aspetto monocromatico, marrone, grigio con talvolta la parte inferiore delle ali colorata.

In confronto, la farfalla ha antenne a forma di clava, le sue ali sono ripiegate l’una contro l’altra verticalmente e la sua tavolozza di colori è tanto ampia quanto vivida.

Foraggiamento in pieno volo della moro-sfinge

Parte del suo nome scientifico (macroglosso), che può essere tradotto come “lingua larga”, si riferisce al lungo tronco della farfalla. La prominenza dell’organo consente alla moro-sfinge di raccogliere il nettare in profondità all’interno delle corolle attraverso il volo stazionario. Battendo 75 volte al secondo, le sue ali diventano quasi invisibili. Il ritmo particolarmente sostenuto dell’insetto è richiesto da una superficie alare molto ridotta rispetto al volume corporeo dell’animale. Il suo tronco sproporzionato e il suo modo di foraggiare – rimanendo immobile grazie a rapidi battiti d’ali – ricordano il colibrì, questo piccolo colibrì con cui la moro-sfinge viene spesso paragonata.

Moro-sfinge: fiori per ritrovare forza

Come indicato sopra, la moro-sfinge pratica attività ad alta intensità energetica: passa il tempo a cercare cibo mentre vola e molto raramente atterra. L’insetto compensa il suo elevato dispendio energetico con il foraggiamento quasi continuo di un’ampia varietà di piante nettarifere. Da adulta la falena si diletta di piante dai fiori profumati come la buddleia, la lavanda, la salvia, ma anche il phlox, la verbena o la falsa valeriana. Data la quantità di corolle visitate, partecipa attivamente anche all’impollinazione. La dieta della moro-sfinge nel suo stadio larvale è diversa, come vedremo in seguito.

La moro-sfinge, presente ovunque in Francia

In estate, la moro-sfinge si trova in tutto l’emisfero settentrionale temperato, dall’Europa settentrionale al Giappone, passando per tutti i dipartimenti della Francia metropolitana. In inverno, l’insetto risiede in paesi più caldi come Spagna, Portogallo, Italia, Turchia, Nord Africa… Anche se molto piccola e infinitamente leggera, la falena può spostarsi per più di 3.000 km, volando a 50 km/h, rendendola una delle farfalle più veloci del mondo. A seconda del suo areale, la moro-sfinge vive in campagna, in montagna (fino a 2500 m di quota) o in ambiente urbano non appena trova le sue zone predilette: siepi, lande soleggiate, margini boschivi, cave, prati, parchi e giardini fioriti o fioriere.

Piante ospiti Moro-sfinge

Come molte farfalle, la moro-sfinge dipende da una pianta alimentare o da una famiglia di piante per garantire la sopravvivenza della sua prole. Così, in aprile-maggio, la femmina fecondata depone fino a 200 uova verdi, una o due, sui fiori e sui boccioli di piante molto specifiche: rubiacee (robbia, lettiera, quaglia, ecc.) e cerastio. Questa preferenza gli è valsa il nome volgare di “sfinge cagliata di latte” e scienziato (Macroglossum stellatarum).

Moro-sfinge: record di longevità

Una settimana dopo aver deposto le uova su una pianta ospite, inizia il ciclo vitale della moro-sfinge:

  • Dall’uovo emerge una larva, chiamata bruco. Dapprima verde pallido (poi bruno), è punteggiato da una doppia striscia longitudinale (una bianca, una gialla), un plumetis bianco e un corno con punta arancione;
  • Il bruco secerne una seta per tessere un sommario bozzolo, nel terreno o sotto cumuli di foglie morte, dove avviene l’impupamento;
  • La crisalide, stato intermedio tra il bruco e l’imago, necessita di un mese di sviluppo per partorire la farfalla adulta, a luglio.
  • Una seconda generazione si forma durante l’estate. Il primo migra verso sud mentre il secondo trascorre l’inverno nel suo bozzolo per covare in primavera.

La moro-sfinge può vivere due anni: una durata record tra i lepidotteri che generalmente hanno un’aspettativa di vita breve, spesso inferiore all’anno.

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