Sciacallo, carnivoro selvatico tra cane e lupo

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Lo sciacallo, carnivoro selvatico tra il cane e il lupo

Cugino del cane simile al lupo, lo sciacallo è un carnivoro selvatico arrivato dall’America milioni di anni fa. Incontro con un cane che da poco e naturalmente è entrato in territorio francese.

Lo sciacallo ha colonizzato il mondo

Gli sciacalli sono canidi, una famiglia di mammiferi carnivori con artigli non retrattili che popolava il Nord America quaranta milioni di anni fa. Gli animali migrarono dall’Alaska alla Siberia attraverso l’attuale stretto di Bering, che allora non era sommerso. Dopo aver colonizzato il vecchio continente, i primi sciacalli si sono diffusi nel Vicino Oriente fino all’Africa meridionale. Ora sono a tutte le latitudini tranne l’Antartide. Questa famiglia è composta da 14 generi e 35 specie, inclusi lupi, volpi, cani, dingo e coyote. I suoi guaiti potenti e acuti gli hanno fatto guadagnare il soprannome di “urlatore”, sikal in persiano da cui deriva la parola sciacallo.

Tre specie di sciacallo

Esistono tre specie di sciacalli che si distinguono per la loro gamma e le caratteristiche fisiche.

  • Lo sciacallo comune o sciacallo dorato (cane aureo) si estende dal terzo settentrionale dell’Africa alla penisola indocinese attraverso l’India, il Medio Oriente e l’Europa meridionale (Bulgaria, Grecia, Turchia). Misura 40 cm al garrese e pesa circa 9 kg. Dotato di orecchie grandi rispetto al corpo, sfoggia un mantello rossastro con tracce più o meno nerastre sui fianchi;
  • Lo sciacallo striato (cane adato) vive nell’Africa meridionale, sotto l’equatore, in tutte le regioni desertiche o semidesertiche e persino montuose. Le sue dimensioni e il suo peso sono vicini allo sciacallo comune. Il suo vestito grigio-beige è ornato sul fianco da un’ampia fascia più chiara sottolineata da un’altra striscia quasi nera. Con le sue zampe alte, il muso appuntito e le orecchie relativamente piccole, ricorda un lupo in miniatura;
  • Lo sciacallo dal dorso nero (canis mesomelas), la più diffusa, è divisa in due popolazioni: una frequenta il Corno d’Africa fino all’equatore e l’altra si trova in Sud Africa, Botswana e Namibia. Con un’altezza di 40 cm al garrese e un peso fino a 14 kg, è il più grande degli sciacalli. Deve il suo nome al mantello nero che ne ricopre il dorso beige, che ricorda il sottosella (copertura posta in passato sulla sella dei cavalli di cavalleria). La specie, amante del bestiame, è nemica degli allevatori sudafricani.

Lo sciacallo: predatore e spazzino

Lo sciacallo è un animale opportunista che mangia sia verdure che carne. Più predatore che spazzino, preferisce attaccare animali malati o feriti. I prodotti della caccia rappresentano quasi l’85% della sua dieta. Nel suo menu ci sono mammiferi: ricci, manguste, ratti, lepri, giovani gnu o impala e adulti di taglia modesta come dik-dik e gazzelle di Thomson. Lo sciacallo è noto per strappare pezzi di carne da leoni disattenti come nessun altro. Contemporaneamente il canide gratta il terreno alla ricerca di termiti, scarabei stercorari o larve e si ciba anche di cavallette, grilli, formiche alate, ragni, scorpioni, granchi, rane, lucertole. Saccheggia i nidi posti a terra, divorando uova e covate e integrando i suoi pasti con frutta, noci, bacche, erba e funghi.

Molestie, tecnica di caccia

Nello sciacallo i metodi di caccia così come il cibo differiscono a seconda della specie.

  • Lo sciacallo dorato è un buon predatore quanto lo sciacallo dal dorso nero. Sotto l’autorità di un maschio dominante, il branco va a caccia e attacca in particolare greggi di pecore e capre. La tecnica più comune consiste nell’inseguire la preda fino allo sfinimento, mordendone poi i tendini per abbatterla. Immediatamente eviscera la sua vittima;
  • Lo sciacallo striato non affronta mai animali più grandi di una lepre. Si nutre di carogne, insetti, piccoli mammiferi e piante. Come molti canidi pratica il mulotage, un metodo per saltare verticalmente per cadere proprio sulla preda, solitamente roditori;
  • Lo sciacallo dal dorso nero può percorrere distanze molto lunghe per trovare il cibo. Dalle antilopi agli impala agli gnu, non ha paura di sfidare prede più grandi di lui, di affrontarle a terra e poi di tagliargli la gola. È anche in grado di finire animali malati o feriti di specie grandi come il rinoceronte. Il carnivoro può mangiare anche un serpente vivo, dopo averlo stordito con un violento colpo di zanne alla nuca.

Lo sciacallo, compagno fedele

La specie vive generalmente in coppia stabile o in clan composto da 5 a 20 individui. La loro vita sociale gerarchica è caratterizzata da codici gestuali di sottomissione, marcature olfattive e un’ampia gamma di suoni. Lo sciacallo dorsonero e il glaucomi hanno quindi un registro comunicativo molto ampio con versi declinati in guaiti, ululati e latrati. Monogami, maschio e femmina rimangono uniti e risiedono nello stesso territorio fino alla morte. Dopo il periodo degli amori, la coppia si separa a intermittenza per poi riunirsi a lungo dopo sei mesi per iniziare la nuova stagione degli amori.

Sciacalli, genitori attenti

Al termine di una gestazione che dura in media due mesi, nasce una cucciolata da 2 a 6 piccoli. I piccoli nascono ciechi, vengono allattati per 8 settimane e poi nutriti per altri 2 mesi con carne rigurgitata dai genitori. Maschi e femmine partecipano attivamente all’educazione dei giovani fino a circa 10 mesi. Molto spesso i giovani rimangono per un anno intero, aiutando ad allevare e proteggere la cucciolata successiva perché in questo canino la famiglia è il fondamento della società.

Lo sciacallo, un nuovo arrivato in Francia

Presentando un basso rischio di estinzione, la specie è stata classificata come Least Concern dall’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN). Attualmente il suo status legale varia a seconda del paese: è protetto in Germania, Svizzera e Italia ma regolamentato o cacciabile in Estonia, Serbia e Bulgaria. In Francia è considerato non cacciabile. Lo sciacallo comune è stato osservato per la prima volta in Francia nel 2017, nel dipartimento dell’Alta Savoia. La sua longevità è di 7 e 12 anni a seconda della specie e fino a 16 anni in cattività.

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