La sfinge testa di morto, una farfalla lontana dalle fantasie che le vengono attribuite!

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La sfinge testa di morto, una farfalla lontana dalle fantasie che le vengono attribuite!

Una grande farfalla crepuscolare originaria dell’Africa, la sfinge testa di morto porta un segno sul torace che evoca un teschio umano. Squarciando la notte, il suo grido acuto ha anche contribuito ad alimentare le credenze popolari. Sveliamo il mistero di questo insetto enigmatico e… amante del miele!

Carta d’identità della sfinge della testa della morte

Sfinge testa di morto (Acherontia atropos) è una specie di lepidotteri appartenente alla famiglia Sphingidae. Il suo nome si riferisce alla mitologia greca in cui l’Acheronte, il fiume dell’inferno, doveva essere attraversato per raggiungere l’Ade. Quanto ad Atropo, è delle tre Parche, la divinità incaricata di recidere il filo della vita. Con ali che possono raggiungere i 10 cm di lunghezza e un peso di 9 grammi, la falena testa di morto è uno dei lepidotteri più grandi d’Europa. Alcune femmine raggiungono fino a 14 centimetri di apertura alare.

Il corpo peloso della Sfinge Testa di Morto

La farfalla ha un corpo massiccio a forma di fuso che si estende in una testa nerastra, una breve proboscide e antenne piumate dalla punta bianca. L’adulto deve il suo soprannome al segno distintivo – che ricorda la forma di un teschio – posto sulla parte dorsale del suo torace ricoperto di peli. Altrettanto peloso, il suo ventre giallo cerchiato di anelli neri (come una vespa) ha una fascia dorsale color azzurro cenere. Le ali superiori sono marroni, da rossastre a nere, cosparse di finissimi punti bluastri, bande chiare e increspature nerastre. Le ali inferiori gialle sono punteggiate da due bande nere seghettate.

Bruco e crisalide: primo piano

Bruco e crisalide: primo piano

Il bruco della falena testa di morto è molto grande e può misurare fino a 15 cm di lunghezza. Ogni segmento del suo dorso è caratterizzato da v blu. Il bruco presenta principalmente due varietà cromatiche: la più comune ha corpo dal giallo limone al giallo verdastro, barrato con striature laterali oblique bluastre; Il secondo ha una tonalità verde pallido con le striature sottolineate in giallo (un terzo, più raro, si tinge di un marrone punteggiato da piccole macchie anulari bianche). La crisalide è ornata da un aspetto laccato tendente al marrone scuro.

L’insolito grido della sfinge testa di morto

Quando è disturbata o stressata dal pericolo, la falena-falco testa di morto emette un forte grido espirando violentemente aria attraverso una stretta fessura situata nel suo apparato boccale, all’ingresso della faringe. Molto raro negli insetti, questo doppio stridio sonoro ricorda il cigolio di un grillo o lo stridio di un topo: la vibrazione molto forte può essere udita fino a quaranta metri di distanza.

La sfinge testa di morto, oggetto di leggende

Con la sua macchia a forma di teschio sul torace, la farfalla ha alimentato molte storie e leggende nei villaggi rurali dell’Africa dove ha avuto origine. Il suo grido acuto emesso durante il pericolo provocava la paura degli abitanti quando la falena entrava nelle case. La superstizione sosteneva che la presenza dell’insetto annunciasse una morte imminente all’interno del focolare. Questa credenza popolare ha portato per molti anni alla persecuzione degli sfingidi.

La sfinge testa di morto: un grande migratore

La farfalla vive in Africa, Asia Minore e migra verso il continente europeo in tarda primavera dove si trova fino all’Islanda e alla Russia occidentale. Nella Francia metropolitana predilige il bacino del Mediterraneo ma si può osservare in quasi tutti i dipartimenti. Il suo corpo aerodinamico ha una muscolatura potente e grandi ali che gli consentono di percorrere diverse migliaia di chilometri, molto più della maggior parte dei lepidotteri. Dal punto di vista dell’habitat, la sfinge testa di morto è molto adattabile: se predilige i terreni di bassa quota, a volte frequenta i campi di media montagna. La specie si incontra ormai raramente nelle aree urbanizzate o nelle aree a coltivazione intensiva.

Il hornworm testa di morto, amante del miele

Il sito di deposizione delle uova della femmina adulta è decisivo per l’alimentazione della sua prole, che rosicchierà le piante che formano la sua culla. I bruchi si nutrono quindi principalmente di patate, pomodori, melanzane, carote e non disdegnano oleandri, tabacco, viti, semi di gelsomino, piccioni, finto arancio, buddleia, l olivo e ligustro. L’adulto raccoglie anche il nettare dai fiori con la sua affilata proboscide e, ghiotto di miele, entra talvolta negli alveari dove la sua folta pelliccia lo protegge dalle punture delle api.

La Sfinge Testa di Morto: né minacciata né protetta

Nel cielo crepuscolare, maschi e femmine si incontrano attraverso segnali olfattivi o uditivi e procedono a uno spettacolo di corteggiamento prima dell’accoppiamento. In giugno-luglio la femmina fecondata depone le uova sulla pagina inferiore delle foglie di cui si nutrono le giovani larve. Raggiunta la maturità, il bruco scaverà una camera sotterranea in cui si trasformerà in una crisalide marrone. La sua trasformazione richiederà da venti giorni a due mesi a seconda delle condizioni di temperatura e umidità. Nelle foreste calde e umide la specie produce due generazioni all’anno, mentre nelle regioni più settentrionali d’Europa ne nasce solo una. La popolazione delle falene falco testa di morto non è minacciata e non beneficia dello status di protezione.

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